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Par🇮🇹le n°1420 6/6 ⬜⬜⬜🟨🟨 🟨🟨⬜⬜🟨 🟨🟨⬜🟨🟨 🟨🟨⬜🟨🟨 🟩🟨🟨🟨⬜ 🟩🟩🟩🟩🟩

Bella dichiarazione di intenti. Grazie ❤️

L’Ucraina è simbolo di ogni valore che per me conta in politica: libertà, coraggio, antifascismo, autodeterminazione, diritti civili, progresso, economia di mercato, Europa. Non darò mai più il mio voto né il mio sostegno a partiti e leader che non la sostengano con parole e atti inequivocabili.

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Capite che se anche uno come Farage (Farage!!!) dice che 'sta stronzata made in US è una stronzata, siamo decisamente oltre l'umanamente concepibile.

immensa vergogna

che vergogna

E poi ci si chiede perché gli alleati seri dell'Ucraina facciano le riunioni senza di lei... www.dagospia.com/politica/gio...

“Quindi ci date un ultimatum fino a Giovedì per prendere o lasciare?” “Sì, ma non è una cosa seria”

L'esercito olandese apre il fuoco contro i droni sopra una base aerea. Il personale di sicurezza della base ha segnalato la presenza di droni tra le 19:00 e le 21:00 di venerdì, spingendo l'aeronautica militare a sparare con armi da terra (purtroppo non li han beccati, e quelli son scappati)

@xuetingni.bsky.social (curatrice di Sinofagia l'antologia di cui ho parlato qualche gg fa metto sotto il link al commento) è a Torino

Carlo s'è guadagnato il mio voto, episodio n.3

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«Anche la mia professoressa di storia e filosofia del liceo era comunista. Aveva occhi neri e puntuti come calabroni e teneva lezioni formidabili. (...) le... grandi astrazioni venivano da lei riempite di fatti, dettagli, vicende personali avvincenti di splendore e miseria. Acquistavano 1/n

fisionomia, chiaroscuro e realtà. Nelle sue lezioni, la Storia era monumentale sintesi ma anche umanissimo particulare. Era vita. E apice della Storia, nonché sua naturale destinazione, era il comunismo. (...)Unica tra i professori, e prima in assoluto tra tutti gli adulti che avessimo 2/n

finora incontrato, ci dava del lei. Si rifiutava cioè di trattarci come bambini da cui strappare una condotta matura a forza di rimproveri e punizioni. Siete adulti, ci diceva con quel lei, do per scontato che vi comporterete con decoro e dignità, ora dimostratemi che ho ragione. Intimoriti e 3/n

lusingati da questa nota di credito morale, quasi sempre e quasi tutti cercavamo di esserne all’altezza. Anche perché le poche volte che qualcuno deludeva questa sua aspettativa, e si comportava in modo rumoroso o infantile, doveva affrontare uno sguardo di remoto disprezzo degno di un dio pagano4/n

Una volta soltanto le vidi fare quell’espressione di metafisico disdegno non perché uno scolaro s’era mostrato indegno del lei, bensì a proposito dell’argomento di una lezione. Fu quando ci spiegò la “liquidazione dei kulaki”. Kulaki. Che parola grottesca, ridicola, inevitabilmente foriera di 5/n

battutacce a tema fondoschiena, anche se certo solo quando la prof non era in classe. Nulla era più lontano, dalla nostra esperienza di figli della media borghesia urbana che facevano il classico, della quotidianità di chi coltiva la terra. Anche quelli tra di noi più interessati alla giustizia 6/n

sociale identificavano le classi oppresse con gli operai, meglio ancora se metalmeccanici, (...). Non pensavamo a chi aveva a che fare con sementi, falci e trattori, con la produzione di quel cibo che sulle nostre tavole non era mai mancato, e sulla cui provenienza potevamo quindi permetterci di7/n

non riflettere, tantomeno preoccuparci. Non sapevamo nulla della Fatica. Ignoravamo il sudore che c’era dietro la pasta, la carne e l’insalata. E ancora meno sapevamo di Fame. Più di uno tra noi aveva in famiglia penurie affettive, e anche economiche, ma nessuno aveva mai conosciuto la penuria 8/n

di base, quella che sabota le necessità primarie: ripararsi dal freddo, mangiare, avere un tetto sulla testa. Eravamo quindi capaci di comprendere i grandi moti ideali, gli afflati di giustizia ed eguaglianza, molto meno di coglierne gli aspetti materiali. Già sapevamo poco della vita in 9/n

fabbrica, figuriamoci cosa sapevamo della vita di chi ogni santo giorno cura la terra, i frutti, le messi e gli animali permettendo a noi cittadini di nutrirci. E i kulaki erano contadini. Anzi peggio: contadini arricchiti. Bifolchi egoisti che, invece di essere solidali con i loro pari 10/n

rimasti in quella stessa miseria da cui loro provenivano, li maltrattavano peggio dei veri signori – li immaginavamo come il Mazzarò della novella La roba che avevamo appena studiato nell’ora d’italiano. Mazzarò che in punto di morte si disperava all’idea di dover abbandonare la sua amata roba.11/n

(...) Molti kulaki s’erano arricchiti con la frode e l’inganno, ci spiegò la prof, ma era un altro il loro crimine più spaventoso, quello che li avrebbe condannati in eterno di fronte ai posteri: s’erano rifiutati di condividere la loro terra con il resto del popolo, s’erano opposti alla 12/n

collettivizzazione implementata dalla gloriosa rivoluzione sovietica. Disprezzarli ci venne facile. Ho imparato solo molti anni dopo che per essere inclusi nell’esecrata categoria di kulaki bastava possedere un paio di mucche, o pochissimi ettari di terra. E che, per la solita maledizione/ 13/n

benedizione delle fertili Terre Nere, una buona parte dei kulaki erano ucraini. E che quella che la prof chiamava liquidazione era culminata con un genocidio dal nome a me sconosciuto fino a pochi anni fa: Holodomor. Di tutti i libri scolastici su cui ho studiato tra la prima elementare e la 14/n

maturità, gli unici sopravvissuti a decenni di traslochi sono proprio quelli delle materie che insegnava lei: storia e filosofia. Sono quindi andata a tirare fuori quello di storia contemporanea. Il suo autore era un ben noto storico, anche lui comunista. (...) Nell’ultima pagina si legge: 15/n

“L’inizio del Piano Quinquennale coincise quindi con una sorta di nuova rivoluzione che si prefisse di eliminare i kulaki come classe”. E sul margine, nei titoletti accanto a ogni paragrafo per indicare i concetti importanti, c’è appunto scritto: La liquidazione dei kulaki come classe. 16/n

Come classe: che specificazione rassicurante. La suddetta liquidazione non era quindi compiuta su persone in carne e ossa, su uomini e donne che per tutta la loro esistenza avevano seminato il grano, munto le mucche, dato il pastone ai maiali e le granaglie alle galline. No, a essere eliminata 17/n

era una classe. E chi non avrebbe trovato giusto eliminare una classe sociale così disprezzabile e parassitaria come i kulaki? Poi, certo, continuava il libro, “la resistenza dei kulaki fu stroncata con violente misure repressive e di terrore”. Ma classe è una entità astratta, ideale. Una 18/n

categoria. La sua sofferenza non ha un corpo. Una classe non ha un cuore che cessa di battere dopo una fucilata, né polmoni che soccombono al gelo della Siberia, né uno stomaco dilatato dalla Fame che fa accasciare sul marciapiede. Una diciassettenne italiana un po’ secchiona che mostrava 19/n

interesse per lo studio della storia, quindi, poteva stare in piedi accanto alla cattedra per l’interrogazione ed elencare come richiesto gli elementi del Primo piano quinquennale. E tra di essi correttamente includere la severa ma giusta politica del Soviet verso i kulaki ovvero la loro 20/n

“liquidazione come classe”. E farlo senza star troppo a pensare che quelli “liquidati” non erano né idee, né principi, né categorie, bensì migliaia di esseri umani. (...) La morte della mia prof è stata contemporanea alla dissoluzione dell’URSS, quella che Putin ha definito “la più grande 21/n

catastrofe geopolitica del Novecento”. Non so come lei avrebbe vissuto il crollo del “suo” comunismo. Non è vissuta abbastanza per leggere, come senz’altro avrebbe fatto, i testi prodotti da quella fioritura di studi storici seguiti all’apertura degli archivi sovietici, e che Putin ha fatto 22/n

richiudere. Non ha quindi mai visto reperti come l’autorizzazione stampata dal Soviet locale sul lasciapassare interno di un contadino ucraino che chiedeva di poter andare dal suo paese nelle campagne dell’oblast’ di Kyiv fino alla capitale, distante poche decine di chilometri. Sulla pagina 23/n

del libretto, piena di timbri e di firme, è segnato il motivo della richiesta: andare ad acquistare il pane. La data: 19 febbraio 1951. (...) quel contadino, proprio come il suo bisnonno servo della gleba, non era libero di allontanarsi dalla terra che coltivava non per sé, e nemmeno per la 24/n

sua comunità, bensì per un’autorità superiore, proprio come ai tempi del suo bisnonno schiavo della terra, un’autorità che non solo gli avrebbe preso il raccolto ma che poteva anche dargli, o negargli, il permesso di andare a comprare in città il pane prodotto col grano che lui stesso aveva 25/n

mietuto. Chissà cosa ne avrebbe pensato, la mia prof a cui devo tanto. Chissà se è mai venuta a conoscenza dell’Holodomor. E chissà allora se ci avrebbe creduto. Al ricordo di quella donna integerrima e colta, rigorosa con gli studenti ma soprattutto con sé stessa, che dedicò la vita a farli 26/n

sentire partecipi del grande fiume delle vicende umane, mi trovo a sperare che avrebbe accolto le indiscutibili prove documentali dell’Holodomor. Che si sarebbe distinta da quei nostalgici del Sol dell’Avvenire che ancora lo definiscono una becera propaganda anticomunista. 27/n

E che alla fine avrebbe fatto ciò di cui sono capaci le menti davvero ampie e sincere, ovvero dire: “Mi sono sbagliata.” @fmelandriwriter.bsky.social Francesca Melandri, "Piedi Freddi", Bompiani, 2024. 28/n

29/29 holodomormuseum.org.ua/en/

Picierno magistrale.

È dietro paywall, quindi non ho letto altro che il titolo. La reazione mia è tra lo scontato e il "ma veramente?" Se qualche anima pia con l'accesso al sito di Repubblica volesse renderci partecipi dell'articolo (anche con un sunto), avrebbe gratitudine. www.repubblica.it/esteri/2025/...

Stati Uniti avvertono la NATO che se Zelensky non firmerà l'accordo di pace l'Ucraina dovrà affrontare situazioni peggiori in futuro (l'atmosfera si annuncia frizzantina spero che tutta l'EU gli risponda di andare a quel paese e rilasciare i documenti che lo riguardano tra gli Epstein files)

Incosciente e folle Europa, illusa che Putin si fermerà all'Ucraina... Per la seconda volta questa settimana, la Romania ha fatto decollare i suoi aerei da combattimento in risposta agli attacchi russi contro l'Ucraina

Un bicerin nei sovversivi caffè torinesi, grazie. Complottisti sì, ma con stile e buongusto😉

Si commemora il genocidio voluto da Stalin di milioni di ucraini fatti morire di fame #Holodomor